Displasia dell’anca: la soluzione per i bambini

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La displasia dell’anca è una delle malformazioni scheletriche più frequenti alla nascita. In circa il 2-3% dei neonati la testa del femore (la sua estremità sferica) non collima in modo preciso con l’acetabolo, la cavità dell’anca destinata a contenerla e a farla ruotare al proprio interno. Spesso si tratta di un difetto passeggero legato a un ritardo fisiologico di maturazione. Altre volte il problema è più marcato e, se non trattato precocemente, può portare fino alla lussazione della testa del femore (perdita completa di contatto tra le due superfici articolari).dispalsia_anca_bimbo «La displasia congenita dell’anca è una patologia complessa, favorita da alcuni fattori – spiega Nicola Portinaro, direttore della Clinica Ortopedica dell’Università degli Studi di Milano e responsabile dell’Unità Operativa di Ortopedia Pediatrica dell’Istituto clinico Humanitas di Milano -. Alcuni fattori sono meccanici, come la posizione podalica durante la gestazione o una grande elasticità dei legamenti. C’è inoltre una sorta di predisposizione genetica: se papà o mamma hanno avuto problemi di questa natura, è più probabile che anche i figli ne soffrano. In genere è più comune nelle femmine, ma più grave nei maschi». Come si riconosce il problema? «Non basta l’esame clinico. Nei casi di displasia lieve e moderata questo, infatti, può risultare negativo. L’esame d’elezione per la diagnosi rimane l’ecografia, da eseguire nei primi mesi di vita. Purtroppo solo poche Regioni offrono lo screening su tutti i neonati. Il controllo ecografico andrebbe eseguito da due a tre mesi dopo la nascita ed entro i due mesi se ci sono fattori di rischio. Una diagnosi precoce permette di privilegiare strategie terapeutiche meno aggressive, con indubbi benefici per il bambino». Quali sono i rimedi possibili? «Il trattamento varia a seconda della gravità del difetto e del momento in cui viene diagnosticato. In alcuni casi le anche cosiddette immature identificate alla nascita con l’ecografia, si risolvono senza trattamento. Se la displasia è più grave, si preferisce in genere proporre un divaricatore morbido, che tiene immobilizzate le anche in una posizione corretta e fisiologica, permettendo così la guarigione della displasia. Questo tutore va tenuto giorno e notte per un periodo variabile a seconda della gravità del problema. In passato, nelle forme lievi è stato proposto l’utilizzo di un doppio pannolino, ma questa strategia non consente di mantenere la posizione ottimale con gambe divaricate e ginocchia flesse. In caso displasie molto gravi, con anca non lussata ma instabile, può rendersi necessaria l’immobilizzazione con un apparecchio gessato. Se invece l’anca è lussata, spesso si ricorre a un intervento chirurgico sulle strutture muscolari e tendinee per permettere alla testa del femore di essere posizionata all’interno dell’acetabolo. Infine, nei casi più ostinati, in bambini più grandi, può essere necessario ricorrere a un intervento chirurgico più invasivo per restituire una corretta anatomia all’articolazione».] La displasia dell’anca è una delle malformazioni scheletriche più frequenti alla nascita. In circa il 2-3% dei neonati la testa del femore (la sua estremità sferica) non collima in modo preciso con l’acetabolo, la cavità dell’anca destinata a contenerla e a farla ruotare al proprio interno. Spesso si tratta di un difetto passeggero legato a un ritardo fisiologico di maturazione. Altre volte il problema è più marcato e, se non trattato precocemente, può portare fino alla lussazione della testa del femore (perdita completa di contatto tra le due superfici articolari). «La displasia congenita dell’anca è una patologia complessa, favorita da alcuni fattori – spiega Nicola Portinaro, direttore della Clinica Ortopedica dell’Università degli Studi di Milano e responsabile dell’Unità Operativa di Ortopedia Pediatrica dell’Istituto clinico Humanitas di Milano -. Alcuni fattori sono meccanici, come la posizione podalica durante la gestazione o una grande elasticità dei legamenti. C’è inoltre una sorta di predisposizione genetica: se papà o mamma hanno avuto problemi di questa natura, è più probabile che anche i figli ne soffrano. In genere è più comune nelle femmine, ma più grave nei maschi».

Come si riconosce il problema?
«Non basta l’esame clinico. Nei casi di displasia lieve e moderata questo, infatti, può risultare negativo. L’esame d’elezione per la diagnosi rimane l’ecografia, da eseguire nei primi mesi di vita. Purtroppo solo poche Regioni offrono lo screening su tutti i neonati. Il controllo ecografico andrebbe eseguito da due a tre mesi dopo la nascita ed entro i due mesi se ci sono fattori di rischio. Una diagnosi precoce permette di privilegiare strategie terapeutiche meno aggressive, con indubbi benefici per il bambino».

Quali sono i rimedi possibili?
«Il trattamento varia a seconda della gravità del difetto e del momento in cui viene diagnosticato. In alcuni casi le anche cosiddette immature identificate alla nascita con l’ecografia, si risolvono senza trattamento. Se la displasia è più grave, si preferisce in genere proporre un divaricatore morbido, che tiene immobilizzate le anche in una posizione corretta e fisiologica, permettendo così la guarigione della displasia. Questo tutore va tenuto giorno e notte per un periodo variabile a seconda della gravità del problema. In passato, nelle forme lievi è stato proposto l’utilizzo di un doppio pannolino, ma questa strategia non consente di mantenere la posizione ottimale con gambe divaricate e ginocchia flesse. In caso displasie molto gravi, con anca non lussata ma instabile, può rendersi necessaria l’immobilizzazione con un apparecchio gessato. Se invece l’anca è lussata, spesso si ricorre a un intervento chirurgico sulle strutture muscolari e tendinee per permettere alla testa del femore di essere posizionata all’interno dell’acetabolo. Infine, nei casi più ostinati, in bambini più grandi, può essere necessario ricorrere a un intervento chirurgico più invasivo per restituire una corretta anatomia all’articolazione».

Una risposta

  1. Ciao, questo è un commento.
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