Incidenza displasia anca nelle popolazioni

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La displasia congenita dell’anca (DCA) ha una frequenza variabile fra le varie popolazioni (la più colpita è quella caucasica). Esistono sostanziali differenze fra i diversi paesi che a loro volta presentano regioni endemicamente più colpite (Italia 0,1-0,7%). Entro l’anno di età gli strumenti di diagnosi sono la clinica, l’ecografia e la radiografia. Gli obiettivi da raggungere sono 3:

riduzione dell’epifisi;
contenzione della stessa;
e maturazione dell’anca.

Riduzione

In presenza di lussazione dell’anca (tipo ecografico IV di Graf) o di sublussazione (tipo IIIa e IIIb di Graf), è necessario prima di tutto ottenere la riduzione dell’epifisi nella sua sede fisiologica. Questa può essere ottenuta con la trazione (che è obbligatoria anche nella anche lussate tipo IV di Graf) e consigliata in quelle tipo III. La riduzione immediata va eseguita entro i 3 mesi di età, solo quando è possibile riportare l’epifisi entro il cotile in modo dolce, quasi atraumatico, esercitando una minima pressione senza che residui eccessiva tensione dei muscoli adduttori (una certa tensione è utile in quanto favorisce la stabilità dell’anca e una penetrazione dell’epifisi nella sede corretta).

L’ecografia può essere di grande aiuto nel decidere se un’anca debba essere posta in trazione ma altrettanto fondamentale risulta l’esperienza clinica e la manualità nel valutare la centrazione e la stabilità dell’articolazione da trattare.

Divaricatori mobili possono mantere centrata un’anca sublussata ma è elevato il rischio di dislocazione perstistente o di necrosi epifisaria se l’applicazione non è corretta e non vengono eseguiti controlli ravvicinati nel tempo e regolari.

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